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Le api aumentano, ma il miele diminuisce: scopriamo perché

Dall’ultimo censimento sul settore apistico effettuato in Italia, è emersa la presenza sul territorio di quasi 2 milioni di alveari. Questa notizia è in controtendenza rispetto a tutto quello che quotidianamente sentiamo sullo stato di salute precario di molte specie animali. Infatti, come scritto sul n.6/2021 di Agra, le api mellifere italiane godono di buona salute e sono in aumento in tutta la penisola.
Si calcola che il patrimonio apistico italiano valga 500 milioni di euro, un valore di gran lunga superiore alla produzione lorda vendibile dell’intero settore del comparto agricolo. Tuttavia, il valore delle api non si limita ad essere solo economico.
Le api sono importanti soprattutto per la funzione impollinatrice che svolgono negli ambienti rurali, naturali e urbani.  La loro alimentazione a base di polline e nettare spinge questi animali a vagare alla ricerca di fiori contribuendo alla loro impollinazione.  Attraverso questo processo si stima che le api permettano fino al 35% della produzione di cibo mondiale.
Ma se da un lato sono stati registrati dati incoraggianti riguardo il numero di api in Italia, come risvolto della medaglia si assiste contestualmente alla diminuzione della quantità di miele prodotto. Scopriamo perché.
apicoltori
Apicoltura
I numeri emersi dall’indagine della FAI – Federazione Apicoltori Italiani – mostrano un crescente aumento del numero di apicoltori italiani: si parla di quasi 65.000 persone inserite nel settore apistico. A queste nel prossimo futuro ne andranno aggiunte altre 10.000 che hanno iniziato a frequentare dei corsi di formazione.
Il 20 maggio 2021, in occasione della giornata mondiale delle api istituita dall’ONU nel 2017, è intervenuto il presidente della FAI Raffaele Cirone. In questa circostanza ha spiegato come il punto critico dell’apicoltura italiana è proprio quello della produzione del miele, il cui valore potenziale annuo è di circa 25.000 tonnellate e che invece, da qualche anno, è soggetto a una costante riduzione.
miele

Perché accade questo?

Com’è ovvio, le cause sono da imputare all’utilizzo intensivo di pesticidi e al cambiamento climatico. È dal 2003 che stiamo assistendo ad un incrementale slittamento delle temperature estive nei mesi invernali e per gli animali, la cui sopravvivenza dipende dalla stagionalità, questo costituisce un fattore di rischio.
Inoltre, le condizioni meteorologiche avverse e i fenomeni atmosferici sempre più imprevedibili determinano conseguenze dannose per la produzione del miele. Si parla di lunghi periodi di siccità, precipitazioni intense, gelature anomale primaverili che mettono a rischio le fonti di sostentamento delle api italiane. In particolare compromettono la fioritura del tarassaco, ciliegio e acacia.
A fronte di tali problematiche, sono gli apicoltori che forniscono un aiuto fondamentale alla sopravvivenza di questi piccoli insetti, garantendo loro delle condizioni domestiche più confortevoli possibili.
Negli ultimi anni alcuni apicoltori sono stati costretti a nutrire artificialmente le api con sostanze zuccherine, sciroppo al candito e miele riutilizzato; a riportare gli sciami d’api ai loro alveari che avevano perduto con l’obiettivo di ricostruire artificialmente famiglie forti per i nuovi raccolti.

Fonte: Agra Editrice