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Grano: evitando “egoismi” l’UE può far fronte alle necessità

Protezionismo e speculazione mettono a rischio produzioni di pasta e prodotti da forno e gli allevamenti

(AGRA) -La decisione di Ungheria e Bulgaria di bloccare le vendite all’estero dei cereali sta pesando sulle forniture all’industria alimentare italiana (pasta, prodotti da forno, pasticceria) e sugli allevamenti per la mancanza di mais per l’alimentazione del bestiame.  Il Messaggero, in un articolo a firma Carlo Ottaviano, evidenzia come le associazioni agricole e industriali stiano chiedendo all’Unione Europea di dimostrarsi unita evitando speculazioni e protezionismi in modo che gli approvvigionamenti di grano e mais possano continuare evitando di appesantire ulteriormente le difficoltà derivanti dal blocco delle forniture di Russia e Ucraina seguito allo scoppio della guerra tra i due Paesi.
Un “appello” lanciato perché, in violazione delle regole comunitarie sullo scambio delle merci, l’Ungheria sta vietando e rallentando logisticamente l’export di grano tenero e mais che nel 2021 ha significato per l’Italia rispettivamente il 30% dell’approvvigionamento di grano tenero e il 32% di quello di mais.
La Bulgaria ha invece aumentato gli stock pubblici di cereali per 1,5 milioni di tonnellate, riducendo di fatto il volume delle esportazioni e incidendo sull’aumento dei prezzi.
Bloccando le azioni di protezionismo, l’Ue potrebbe far fronte al proprio fabbisogno fino all’inizio della prossima campagna dei cereali, nonostante si stimi che la Cina potrebbe arrivare a detenere entro l’estate il 60% delle scorte mondiali di grano e il 70% di quelle di mais.
Sempre secondo le stime, insieme Russia e Ucraina rappresentano l’11,5% del grano e il 2% del mais, gli Stati Uniti il 16% del grano e il 43% del mais, mentre le scorte complessive dei Paesi dell’Ue dovrebbero arrivare al 9% per grano e mais ed essere sufficienti al fabbisogno comunitario.
Ulteriori allarmi arrivano anche da altri settori dell’agroalimentare. 
Ad esempio la produzione di pomodoro da industria potrebbe risentire della decisione degli agricoltori di riconvertire le colture verso prodotti
più remunerativi come mais, sorgo, girasole e soia.
Fonte: Agra Editrice