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È l’ora del tè: mercato in espansione anche per infusi e tisane

Tutti conosciamo l’usanza inglese di bere un tè caldo alle cinque del pomeriggio; tuttavia, noi italiani siamo ancora poco consapevoli di tutte le differenze che sussistono tra il tè, la tisana e l’infuso.

Differenze tra tè, tisane ed infusi

Il è quella bevanda ricavata dalla lavorazione e infusione delle foglie della pianta Camellia della famiglia Theaceae. Ad ogni differente lavorazione delle foglie e dei germogli di tale pianta, si potranno ottenere differenti tipologie di tè.
Le più famose varietà sono il tè verde, nero, bianco, l’Oolong e il Pu erh:  per esempio, il primo si ottiene con una trattazione tempestiva delle foglie del calore dopo la raccolta, mentre il tè nero si ottiene facendo completamente ossidare le foglie.
Ma il più delle volte, quello che troviamo sugli scaffali del supermercato è un tè ulteriormente rilavorato con, per esempio, l’aggiunta di fiori, aromi, miscele o processi di affumicatura. Nonostante il sapore delicato, è una bevanda che non andrebbe consumata in quantità eccessiva in quanto contiene caffeina e teanina.
tè tisana infuso
La tisana, invece, non contiene caffeina e viene ottenuta dalla miscela di più ingredienti e piante. Infatti, al suo interno si può trovare una pianta volta a fornire il principio terapeutico principale, un’altra che lavora in sinergia con la prima per favorire l’assorbimento del principio terapeutico e altri complementi e piante officinali usate per rendere più gradevole la tisana.
In base agli ingredienti che verranno utilizzati, le proprietà terapeutiche possono variare considerevolmente: si possono trovare in commercio tisane drenanti, sgonfianti, rilassanti, depurative e non solo.
L’infuso si può definire come appartenente ad una sottocategorie della tisana. Difatti, con il termine ‘infuso’ si intende un preparato generico ricavato dall’infusione, con acqua calda o freddi, di fiori e foglie essiccate utilizzate unicamente per dare un aroma particolare e coccolare il corpo, mentre la tisana porta specifiche azioni benefiche dalle piante officinali. Degli esempi di infusi conosciuti sono la camomilla e il karkadè, quest’ultimo ottenuto dai fiori dell’hibiscus.

Qual è la situazione di questo comparto in Italia?

È ormai da qualche anno che le vendite degli infusi continuano a crescere regolarmente e a trainare i numeri e il fatturato di questo settore, a differenza di quelle del tè che sono in flessione a causa della carenza di nuovi lanci innovativi. In particolare, a crescere del 5% sono gli infusi alla frutta grazie alla possibilità che offrono di mischiare proprietà benefiche generiche per l’organismo e gusto.
La ricerca dell’IRI ci dice che, in percentuale, è consumato maggiormente al Nord-Ovest dell’Italia (36%), seguito dal Nord-Est (25,1%), Centro e Sardegna (22,7%) e solo per il 16,2% al Sud. Quello che emerge dai numeri e dalle ricerche è l’identikit di un consumatore più attento e incline all’acquisto di prodotti premium. Nonostante i numeri in flessione per il segmento del tè, i prodotti con un posizionamento medio-alto sono particolarmente apprezzati dai consumatori italiani e anche dal target dei più giovani.